giovedì 18 aprile 2019

Diario veneziano: Notre Dame in fiamme vista dalla laguna


Notre Dame de Paris tra le fiamme,
15 aprile 2019
Immagine da: link

Diario veneziano: Notre Dame in fiamme vista dalla laguna

Venezia, 16 aprile 2019

Ho pianto tanto, vedendo le immagini di Notre Dame in fiamme. Durante la mia permanenza a Parigi passavo di là ogni giorno, entravo quasi sempre, almeno per qualche minuto; o ne osservavo dall'esterno le arcate possenti, affascinata da quella struttura costruita per elevare lo spirito. Notre Dame è parte della mia anima, del mio dna. A farmelo capire sono state proprio le fiamme che l'hanno resa incandescente e splendente, facendomi pensare all'opera di migliaia di persone, strato su strato, livello su livello, per raggiungere quelle altezze e cotanta bellezza. 


Grazie per l'immagine a Ivonne Barmasse

Sì, la notte dell'incendio ho pensato anche al rogo della Fenice di cui nel 1996 ho respirato il fumo acre, il mio volto bagnato di lacrime, come quello della mia bambina che tenevo per mano, come quello degli amici di cui incrociavo lo sguardo in quel pellegrinaggio collettivo in cui ci si abbracciava feriti per l'enorme perdita condivisa da tutti i cittadini di Venezia: per mesi sono state depositate rose rosse davanti alla facciata della Fenice, l'unico pezzo di teatro rimasto in piedi.

Ma la Fenice è risorta. Dov'era e com'era, l'abbiamo voluta. In realtà non è esattamente com'era, è stato impossibile riprodurla alla perfezione, in meno di due secoli tante abilità tecniche erano andate perdute. Subito dopo la riapertura i suoi muri erano silenti. Ma poi, pian piano, spettacolo dopo spettacolo, le energie profuse dagli artisti, da tutti coloro che lavorano per realizzare scene che emozionano, dal pubblico che si commuove, tutte quelle energie che diventano ogni sera un'energia collettiva hanno cominciato a riscaldare i muri che ora non sono più silenti.

Perciò le mie lacrime di fronte alle immagini di Notre Dame tra le fiamme sono state lacrime di profondo dolore, di consapevolezza della perdita enorme, di condivisione della pena con milioni di persone. Ma non sono state lacrime di disperazione, anzi: tutti quei cittadini che hanno intonato invocazioni per le strade di Parigi mi danno la certezza che ricostruire, insieme, si può.


Credo che questo incendio, che non avrei mai voluto, possa in qualche modo essere "salvifico" se ci farà mantenere la consapevolezza che il valore del patrimonio culturale in cui abbiamo il privilegio di vivere immersi è iscritto nel dna di ciascuno di noi e in quello collettivo. Che senza quel patrimonio, anzi senza la consapevolezza di quel patrimonio, semplicemente perderemmo la nostra identità.



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