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venerdì 18 gennaio 2019

Don Chisciotte: Marcella, la "pastora" che vive libera e non accetta imposizioni




 Maristella Tagliaferro - profilo su Treccani.it
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Don Chisciotte: Marcella, la "pastora" che vive libera e non accetta imposizioni

 - ... ¿por qué queréis que rinda mi voluntad por fuerza, obligada no más de que decís que me queréis bien?
Marcela, capítulo XVI, primera parte
Miguel de Cervantes Saavreda, El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha in Progetto Gutemberg 
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 - ... Dunque, perché volete che sottometta la mia volontà per forza, per la sola ragione che voi dite che mi volete bene?"
Marcella, cap. XIV, p. 120 - volume 1
Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia, traduzione di Fernando Carlesi - Arnoldo Mondadori editore, 1974 - edizione Oscar Mondadori, 1991


Le parole di Marcella mi risuonano dentro come quelle di milioni di donne - adolescenti e non - che non accettano di sottomettere la propria volontà a quella di chi sostiene di amarle, si tratti di genitori e parenti, oppure di uno spasimante respinto.

E non è questo l'unico tratto di modernità di Marcella, personaggio che Miguel de Cervantes Saavreda ci presenta nella prima parte del suo capolavoro, quella pubblicata nel 1605

Un personaggio di cui non avevo mai sentito parlare prima di dedicarmi a Don Chisciotte: nuova sfida alla traduzione lanciata da Progetto @MarcoPolo con Adotta_il_Tradotto LINK 

La necessità di individuare frasi e brani da proporre per la traduzione mi ha costretto a leggere con attenzione buona parte dell'opera che fino a poco tempo fa conoscevo solo a stralci - sono oltre 1.200 pagine di testo, note escluse. L'episodio che riguarda Marcella occupa ben tre capitoli - XII, XIII, XIV - e quasi una trentina di pagine. Eppure né nelle antologie, né nelle storie della letteratura avevo trovato alcuna citazione di questa singolare "pastora"uno dei tesori per così dire nascosti nel romanzo. Un personaggio di cui si capisce l'importanza solo con l'evolversi della coscienza collettiva, visto che se ne trova finalmente traccia in alcuni blog recenti.

In breve: don Chisciotte e Sancio Panza incontrano dei pastori che piangono un loro compagno, Crisostomo, morto di disperazione perché il suo amore per la bellissima pastora Marcella non è ricambiato. La descrivono come donna crudele perché lui aveva rinunciato a tutto per lei: era di famiglia agiata e si era fatto pastore per starle vicino. Ma lei l'aveva respinto.
Anche Marcella era nata in una famiglia benestante: rimasta orfana e ricca di suo, aveva scelto di vivere come pastora per essere libera. Eccola quindi sui monti, con le caprette, a godere dell'amicizia di semplici pastore, in una sorta di Arcadia rinascimentale. Sono molti i pastori che l'ammirano per la sua straordinaria bellezza, ma lei rende chiaro a tutti che vuol vivere autonoma, libera e felice in comunione con la natura e le sue creature. Trovo che questo ritorno alla natura sia un altro tratto di modernità: è una scelta che parecchi giovani stanno facendo anche oggi.
Al funerale di Crisostomo, affollato di amici che piangono il defunto convinti che di quella morte sia colpevole solo quella donna "fredda e distante", arriva Marcella che non si fa intimidire dagli sguardi minacciosi, né accetta di assumersi alcuna colpa. Anzi: come donna rivendica la libertà di scegliere se amare o meno, dice che lei non ha mai illuso né Crisostomo né altri, che non può essere costretta ad amare qualcuno solo perché lui sostiene di amarla, che vuol vivere libera in contatto con la natura.
Tra la sorpresa generale, don Chisciotte le dà ragione e si frappone tra lei e chi vorrebbe punirla di colpe che Marcella non ha: ma questo lo sappiamo con la consapevolezza di cittadini del mondo occidentale del ventunesimo secolo.

Quanti, nel resto del mondo, la pensano ancora oggi come i pastori della Mancia descritti da Cervantes all'inizio del Seicento? Quanti la pensavano così anche qui in Italia fino a pochi anni fa? Quanti la pensano ancora così nell'Italia di oggi quando picchiano e/o ammazzano figlie, mogli, ex? La violenza di genere - purtroppo lo sappiamo - è ancora oggi il tragico effetto del rifiuto di accettare che le donne non sono proprietà degli uomini, e che hanno il diritto e il dovere di decidere da sole come e dove vivere, se amare o non amare.

Nelle parole che fa pronunciare a Marcella, Cervantes ha tracciato una bellissima difesa ante litteram dell'autodeterminazione delle donne. E chissà quanto c'è, in questo straordinario personaggio, di Catalina Salazar, la donna che lo scrittore aveva sposato nel dicembre 1584: la giovanissima hidalga rurale era nata e vissuta in un villaggio della Mancia toledana, Esquivias, dove Cervantes visse per un periodo con lei. Secondo alcuni studiosi, lo scrittore si sarebbe ispirato agli abitanti di Esquivias per i personaggi del suo capolavoro. Il paese natale della moglie Catalina sarebbe quindi diventato il paese di Don Chisciotte, quel lugar de la Mancha, de cuyo nombre no quiero acordarme.

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